L'arte dell'incontro |
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Scritto da Giuseppe Novellino |
Venerdì 03 Luglio 2015 02:35 |
L’ARTE DELL’INCONTRO di FABIANO SPESSI
Milano è calata nel suo sonno agitato. “Tu/nel tuo letto sogni/un nuovo inizio/ e persino/le risate/ della cena dei vicini/sembrano/una musica perfetta.” E al mattino riprendi a giocare a carte scoperte. Allora continua la tua quotidiana applicazione all’ineluttabile arte dell’incontro. Volti, azioni, rituali del lavoro, ansie, speranze, illusioni si intrecciano e danno forma a quel corpo pulsante di cui tutti siamo le cellule. In quella metropoli lombarda, che è una città come un’altra. Nella poesia di Fabiano Spessi, la milanesità è discretamente avvertita; fa da sfondo e nello stesso tempo caratterizza le esperienze e gli incontri degli esseri umani che vi sono radicati. Ma il filobus 91 potrebbe percorrere le vie di Roma o di Londra. Claudia che “…esce di casa/con gli occhi gonfi/ e un fazzoletto rosso al collo/prende la metro/in direzione Gessate/per l’ennesimo/colloquio di lavoro…” potrebbe andare in una direzione con nome diverso, tanto “…scende prima/della fermata prevista/e si inoltra/per le strade/di un paese/che non conosce”, e ciò che ritrova, alla fine, è l’esile ma essenziale amicizia con la vita… e con l’estate. Quelli che si muovono nello scenario poetico di Fabiano sono personaggi osservati per strada e in interni, incontrati realmente ma anche usciti dall’immaginazione. Colpiscono il lettore perché sono ritratti nel momento in cui qualche cosa di esterno a loro ne illumina la condizione esistenziale, mettendoli in rilievo sulla massa urbana. Allora la persona viene a contatto con il proprio simile e scorge in lui l’immagine riflessa del proprio io, e quindi coglie, in un istante tanto breve quanto illuminante, il volto vero della comune essenza umana, che è appunto sottoposta all’esercizio continuo dell’incontro. A volte, invece, è lo stesso poeta che, osservando qualcuno (e la città), anche nella semplice e banale routine quotidiana, sperimenta quella specie di illuminazione che gli permette di dire che la vita è sempre un’incredibile esperienza (unica e irripetibile), degna di essere accettata e testimoniata. L’autore non esprime tutto questo con linguaggio ricercato, con toni poetici alti o d’effetto. I suoi versi stanno a metà strada tra la poesia e la prosa, sono espressi con un affabile distacco e non di rado con sottile umorismo. A tratti raggiungono vette di notevole lirismo, oppure si dispiegano con una discorsività volutamente dimessa ma proprio per questo efficace nel cogliere e descrivere gli aspetti più reconditi o trascurati del reale, che sono quelli, poi, che risultano i più veri. Alla fine, il lettore scopre di avere visitato una galleria di personaggi davvero suggestiva. Essi sorprendono e invitano a meditare sul fatto che la vita è in definitiva questo continuo dedicarsi all’arte dell’incontro, dell’apertura, dell’accoglienza e, dunque, dell’amore. Quella di Fabiano è una poesia che potremmo definire minimalista, incisiva, problematica, a volte straniante, non scevra di un certo impegno politico (nel senso lato) a favore di un’umanità che, pur essendo quella che è, dovrebbe coltivare la forza interiore per migliorarsi.
Giuseppe Novellino
Disponibile su Libreria Universitaria.it http://www.libreriauniversitaria.it/arte-incontro-spessi-fabiano-italic/libro/9788898505845?a=415021 |
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