Rosa candida |
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Scritto da Cinzia Baldini |
Giovedì 21 Giugno 2018 01:00 |
ROSA CANDIDA di AUDUR AVA ÓLAFSDÓTTIR
Il romanzo racconta la passione per le piante e i giardini, unita a una filosofia compiuta e legata a un pezzettino di universo incantato, nel quale non è facile essere ammessi. Il padre di Lobbi, il giovane protagonista, ritiene per esempio, che non si vada molto lontano nel coltivare i propri sogni. Eppure sono questi a illuminare il cammino di Lobbi che, alla morte improvvisa e tragica della madre, ne raccoglie l’eredità e lo spirito, insieme a una sorte già tracciata. Gli eventi recenti richiamano una foresta di simboli da cogliere: ecco il colore rosso del vestito, il sangue della madre incastrata tra le lamiere dell’auto; la morte, le talee di rosa avvolte nei necrologi della carta di giornale; l’incontro del giovane con Anna, tra le rose della serra di famiglia. Sono coincidenze e sono trappole senza scampo: il ristorante, il pernottamento obbligato, il viaggio in automobile per centinaia di chilometri, e di nuovo la morte in un incidente stradale di cui i ragazzi sono testimoni: “Nelle ultime sei ore, passate in macchina vicini, abbiamo attraversato i due eventi più importanti dell’esistenza umana.” Il romanzo è scritto dal punto di vista di Lobbi, poco più che ventenne. Alla sua età ha ancora parecchio da sperimentare e da costruire. Lo sguardo incantato, sensibile e smaliziato alimenta una scrittura delicata. Qualità difficili da ritrovare in un uomo, più legate all'adolescenza e, forse, destinate a venir meno in età adulta. Attento e premuroso, contraddice i suoi anni perché ragiona con ponderatezza, non è precipitoso, sa prendersi cura della figlia nata in una relazione fugace: “I quarti d’ora passano velocemente, cambio la piccola, la vesto, parlo con lei, compongo puzzle da tredici pezzi, canticchio, le do da mangiare, le lavo la faccia, la preparo per uscire, la porto a fare la spesa, gironzolo con lei per il paese." Quasi in lui non c’è rabbia, o tensione. Nel testo prevale il tono da fiaba in cui si ribaltano e si ricompongono i rispettivi ruoli. Anna, il corrispettivo femminile, presa e persa nei suoi progetti e proprie ambizioni, sembra impacciata, meno pratica e incerta. Tra le righe si scontrano due filosofie di vita che cercano e trovano un contatto, votandosi a un compromesso e a una corrispondenza che funziona.
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